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Alto 1, 85 cm, circa, attualmente sovrappeso, castano, occhi marroni misti a verde, tendenzialmente simpatico.

giovedì, marzo 09, 2006

Comunicare l'opera d'arte


L'intervento, a Bologna, di Tulliola Sparagni, della fondazione Mazzotta, ha creato un interessante dibattito, a dire il vero del tutto circoscritto, su come va comunicata un'opera d'arte.
Pare infatti che tutta una serie di accorgimenti standard, fondo bianco a determinate opere, luci da una determinata angolazione e quant'altro, vengano riconsiderate dagli espositori, per cambiare e migliorare il prestigiosissimo oggeto che mettono in mostra. Nella foto potete vedere il tanto criticato sfondo azzurro che alla fondazione Mazzotta hanno deciso di utilizzare dietro ad una delle opere di Kandisky.
Ma è giusto operare queste, seppur lievi, modifiche? Quanto l'intervento del gallerista influisce sull'opera d'arte, quanto ne stravolge i significati e, in definitiva, quanto riesce ad influenzarla?
Dobbiamo quindi reinterpretare il ruolo di espositore come di un creatore d'arte, un arricchitore oppure semplicemente limitarci a considerarlo un manovale di alto livello che imbandisce la tavola come un cameriere in un ristorante di lusso?
Ancora, le lezioni del professor Giglioli, sociologia dei processi culturali, stanno portando a galla realtà controverse. No, non parliamo di "a volte ritornano" di Stephen King, ma vogliamo individuare il dibattito scatenato da Massimo di Cesena sulla sanzione di opera d'arte attuata più dal contesto che dall'artista medesimo o dal pubblico. Tutto questo, come se non bastasse, va a scontrarsi anche con la teoria di Nanni che disitingue tra opera d'arte e opera di artigianato. Solo il battesimo dell'artista renderà, infatti, uno "scolapiatti" l'ultimo grido dell'arte contemporanea, come pure un "orinatoio" uno dei pezzi più pregiati del Moma.

8 Comments:

Anonymous Anonimo said...

E' un discorso molto complesso!!!Forse è anche difficile venirne a capo. Certo, ciò che garantisce l' autenticità e l' originalità dell' opera d' arte, non è nè il luogo nè tanto meno il battesimo dell' autore, a mio parere. Molto più importante, se non decisivo, è il commento del critico d' arte. Anzi direi che solo il fatto che un creazione di un qualsiasi individuo sia presa in considerazione da un critico d' arte garantisce ad essa uno status artistico, negativo o positivo che esso sia. Non a caso nella teoria economica, nell' ambito dell' economia della cultura, il bene culturale viene definito come bene esperienza (ovvero un bene che necessita di un' informazione al suo riguardo prima del consumo) visto che tali informazioni non possono essere ottenute prima del consumo, come potremmo fare con un maglione (ed: mi piace il colore, mi piacia il disegno che è ricamato sopra....; cose che non possiamo dire di un film, o di un cd). Cosa meglio di un critico d' arte può conferire ad esso lo status di opera d' arte?
Ciao
Marco

10 marzo, 2006 11:31  
Blogger Hermes said...

Va bene, il critico è importante, ma non fondamentale! Inoltre dal tuo discorso non so come la metti con espressioni artistiche di culture diverse, lontane da noi mille miglia, o più semplicemente, nascoste nel mainstream della cultura dominante. Ancora, se l'opera d'arte è resa tale dalla decodifica e dall'interpretazione del suo fruitore, poco importa quello che dice un terzo, e cioè il critico, dato che dal momento in cui l'opera è pubblica perfino l'artista perde il suo "potere" attributivo di un qualsiasi significato.
Credo che il problema sia identificabile nel tentativo di gruppi di potere, o più in generale della classe dominante, di decidere cosa sia cultura e cosa non lo sia, di monopolizzare il campo proponendo le sue idee, la sua cultura, il suo concetto di arte...

13 marzo, 2006 17:00  
Anonymous Anonimo said...

Credo che quello che tu dica sia vero in parte. io mi riferisco al fatto che il critico, o comunque l' esperto, è l' unico che è socialmente legittimato ed autorizzato a definire ciò che debba rientrare nel campo dell' opera d' arte. E' come un segnale stradale il quale non ci indica soltanto una regola da rispettare, ma ci comunica anche il fatto che siamo su una strada trafficata da veicoli.
Preso da questo punto di vista, non esiste il problema delle culture da noi distanti, perchè ciò si può risolvere attraverso la ricerca dei corrispondenti "segnali stradali" grazie ai quali possiamo circoscrivere il campo di riferimanto a cui si riferiscono: tanto la strada quanto l' arte.

15 marzo, 2006 23:04  
Anonymous Anonimo said...

Caro Sergio,
credo di poter, in parte, rispondere al tuo "sondaggio" raccontandoti una mia esperienza personale in campo artistico.
Per circa un anno, qualche tempo fa, ho lavorato alla Galleria D'arte Moderna di Bologna. Il primo giorno, quando mi vennero mostrate tutte le opere che avrei poi dovuto illustrare ai visitatori, mi sembrava di essere entrata in un mondo di pazzi! Poteva veramente essere considerata opera d'arte una panchina con sopra una sciarpa? O un telone da camion bucherellato? All'inizio credevo di no poi, però, ho capito una cosa molto importante...Le opere d'arte moderna vengono spesso chiamate "installazioni" e non è affatto un caso: non è l'opera in sé a dare piacere all'occhio dello spettatore anzi, spesso non riusciamo neanche a comprenderne la sua natura se non la inseriamo in un preciso contesto...ecco la parola magica "contesto"! Ti faccio un semplice esempio: in una sala della GAM c'erano delle foto formato poster che ritraevano soltanto gli occhi di alcune persone, sguardi sfocati, in bianco e nero. Visti così non sembravano altro che semplici occhi ma ad un certo punto si accendeva un ventilatore e si abbassavano le luci: i poster cominciavano a dondolare lentamente creando l'illusione ottica di sguardi in movimento, faceva venire i brividi ti assicuro.
Con questo cosa voglio dire? Non sempre ma soprattutto nel caso dell'arte moderna, la collocazione dell'opera e, quindi, il lavoro del gallerista è fondamentale e contribuisce a creare un'atmosfera che altrimenti non esisterebbe.
Ciò non toglie che ci sono altri tipi di opere, come ad esempio "Il Grido" di Munch, che possono essere appese anche in uno sgabuzzino e risultare assolutamente meravigliose.
Tutto questo, naturalmente, a parer mio.
A presto
Ale

16 marzo, 2006 12:01  
Anonymous Anonimo said...

Concordo sul fatto che ci debba essere una persona competente alla base della distinzione tra un'opera d'arte e una mezza schifezza, soprattutto all'inizio (critico, dunque, come soggetto che influisce sulla classificazione artistica,come insegna Peterson). Mi sembra, però, un pò azzardato dire che sia così decisivo e assoluto il suo intervento nella qualifica di un oggetto artistico. Pensate, ad esempio, al successo che tante opere d'arte -giudicate insignificanti dai critici- riscuoto tra il pubblico( come cazzo ho costruito questa frase? Sembra slavo!!)!
Non dimentichiamo che siamo soprattutto noi a determinare il successo di una mostra, di una rappresentazione teatrale, di un libro. L'arte, a mio avviso, deve entusiasmare( Marco, so che su questo punto storcerai il naso, ma ne abbiamo già parlato!)e trovo un pò triste pensare che ci sia qualcuno che scelga x me cosa debba emozionarmi...
Vado a mangiare un fruttolo(fragola e banana) prima di affrontare la Rizza.
ATTENZIONE: propongo a questo punto un sondaggio serio e impegnato:
è più buono il fruttolo gusto fragola-banana o quello pera-mela?
Ehm, vabè, ciao a tutti, sto zitta, che è meglio!
Ciao Sergio, a presto!

Luciana

16 marzo, 2006 16:42  
Anonymous Anonimo said...

Luciana se ti becco ancora con quel Fruttolo tra le mani te lo faccio odiare...sono tornata a casa che avevo ancora quella puzza nel naso!!!
Sergio scusa se utilizzo questo spazio per denunciare la mia compagna di banco...esiste condanna per chi compra il Fruttolo?
Ale

16 marzo, 2006 22:08  
Blogger Hermes said...

Solo Yomo abbasso i Fruttolo e chiudiamola qui, non mi sembra luogo adatto ... a tali eminenti argomenti

19 marzo, 2006 15:27  
Blogger Hermes said...

Presto un anteprima della mostra "Un diavolo per capello" in cui è stato addirittura "assoldato" uno scenografo per "comunicare l'opera d'arte" e sono state messe all'opera una quindicina di persone per allestire la mostra.

20 marzo, 2006 18:21  

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