iocomunico

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Località: Italy

Alto 1, 85 cm, circa, attualmente sovrappeso, castano, occhi marroni misti a verde, tendenzialmente simpatico.

venerdì, marzo 31, 2006

Comunicare l'opera d'arte : atto finale












Io comunico è riuscito ad entrare nella mostra "Un diavolo per capello dalla Sfinge a Warhol. Arte acconciature società", prima che fosse aperta al pubblico.

A dire il vero non abbiamo visto neanche uno degli oggetti che saranno esposti, dato che le varie teche erano ancora vuote e/o in costruzione, ma pensiamo che sia stata comunque un'esperienza utile e in particolar modo interessante a proposito del nostro lungo discorso relativo a come vada comunicata l'opera d'arte.

Italo Grassi, l'allestitore scenografo della mostra, parla, infatti, di sistema comunicativo, di come vi siano vari canali utilizzabili, la musica, le didascalie, il colore, tutti molto utili per guidare lo spettatore, per comunicargli le opere d'arte.

Link utili :

Il sito della mostra
http://www.comune.bologna.it/museoarcheologico/mostre/diavolo/

La mostra e il suo sistema comunicativo nelle parole di Pietro Bellasi, curatore della mostra, e Italo Grassi, scenografo.
http://xoomer.virgilio.it/nuspro/diavoloxcapello.amr
(il file è riproducibile tramite Quick Time)

lunedì, marzo 27, 2006

Comunicazione di solidarietà sociale : il lato oscuro

Leggiamo, nel corso del nostro studio matto e disperato (matto perché crediamo di poter fare sempre di più in sempre meno tempo, disperato perché ci porta via tempo da occupazioni necessarie come scacchi, pallanuoto, ...) e pubblichiamo :

A parere di Wallack (1989) e French, Adams (1986) prevale, talvolta, una tendenza a colpevolizzare gli individui, interpretando i problemi sociali come fossero problemi individuali.
Grandi, La comunicazione pubblica, Carocci, Roma.

Avevano affrontato il problema in :

"Pubblicità per il sociale : ricatto morale"

venerdì, marzo 24, 2006

Comunicazione gestuale

Un neonato che impara i primi rudimenti del linguaggio paraverbale

mercoledì, marzo 22, 2006

La tecnica del racconto : la descrizione

Se nel primo post relativo alla tecnica, o forse meglio "le tecniche", del racconto ci eravamo soffermati sulla scrittura "standard", portando l'esempio di un'accurata descrizione dal sapore letterario classico, ora vi proponiamo una descrizione che vale un racconto.

Crediamo, infatti, che non a caso sia stata intitolata Ritratto postmoderno di una serata tra amici, l'abbiamo trovata sul newsgroup del compass di Bologna ed è lì che vi invitiamo a leggerlo :

http://it.groups.yahoo.com/group/lscompass/message/266

Qualora aveste dei problemi ad aprire il link, è colpa del blogger e pertanto potete inveire contro di lui verbalmente nei commenti.

martedì, marzo 21, 2006

Ancora sulla pubblicità elettorale

Riceviamo da Marco e, prontamente, pubblichiamo l'immagine che sembrano meglio attestare quello che già da tempo avevamo notato : il nuovo slogan pubblicitario di Forza Italia lascia adito a inferenze autolesioniste.


Trucchi del mestiere

Lungi da me aprire la solita discussione/lista della spesa in cui si elencano le "buone maniere" o "buone pratiche" da utilizzare nella stesura di un articolo o nell'approccio agli "intervistati".

Mi limiterò a raccontare qualche aspetto, frutto della mia esperienza personale, di cui vale la pena tener conto quando ci si muove nel campo dell'informazione.

Il primo trucco : occhio alle targhe

Vado a intervistare la preside di un istituto superiore, ma non conosco il suo nome, tantomeno il cognome. Panico? No. Invece di chiederle con nonchalance "scusi ha detto che si chiama ...?", cosa che potrebbe non compromettere i nostri rapporti, ma potrebbe anche farlo, prima di entrare nel suo ufficio do un'occhiata alla targa ben affissa al muro e prima di andarmene la riguardo per essere sicuro di aver visto bene.

venerdì, marzo 17, 2006

Che cos'è un opera d'arte?

Dopo l'intensa discussione causata dal post "Comunicare l'opera d'arte" mi sembra necessario approfondire cosa sia un'opera d'arte e rendere esplicita la mia opinione, in un post dedicato al tema, più che in un semplice commento.

Cos’è un’opera d’arte?

Cos’è un opera d’arte … Interessante quesito. Un’opera d’arte è “qualcosa che ti lascia un brivido dentro” potrebbe rispondere una persona qualsiasi, dal qualunquista all’artista, dal pubblicitario al poeta che forse però userebbe parole un po’ diverse tipo:

Arte ti scuote,
sovrana il tuo essere percuote,
megera tutto sobilla
ciò che è scuro brilla
e dove buio fece
non scopri che luce

O tu pazzo
a credere ch’io l’umili
ti taglierei il gozzo
e sul paonazzo,
viso, intreccerei fili
d’una nuova storia

Art’è mia amica
sovrana prediletta,
comanda ed io balbetta.
Io son povero e cretino
a par del su sublime destino

Ebbene, ancora : cos’è l’arte? Qualcuno dice che è arte mettere una ruota su un pezzo di ferro. Qualchedun’altro si accontenta di riempire cassetti. Altri ancora fanno scarabocchi e c’è chi è pronto a giustificare il tutto dicendo che non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace ed ecco allora che i malignatori vengono alla ribalta e dicono : “Ma l’arte non è sempre bella” e quindi i relativisti di prima pensano di poterci andare a braccetto non considerando che in realtà, sotto, sotto, il concetto era un altro, magari quello di prima. E cioè che l’arte è qualcosa che ti trasmette, che ti scatena un brivido dentro che sia positivo, come il dolce bacio di due focose labbra, o negativo, come il cazzotto sul grugno del fidanzato di lei.
Certo qui si sdrammatizza potrebbe dire qualcuno, ma del resto l’arte non è cosa seria, lo stesso buon Michelangelo, che poi buono non lo era per niente , diceva che lui, quando scolpiva, non faceva altro che far venire fuori le figure che erano intrappolate nel marmo. L’arte si prende in giro da sola perché può permetterselo, perché eterna tutto con una parola e demolisce con un verso. Perché potrei passare tutta la vita a rincorrere l’arte per scoprire quella del mio vicino che ha saputo vivere, avendo “l’arte de vivere bene” ed è proprio qui che tra riso e ipocrisia, con un sottile ghigno vi lascio la risposta che sia mia o vostra non si sape, ma di sicuro non delle rape!

L’artista è un artigiano di emozioni
la sua opera una materializzazione delle stesse

lunedì, marzo 13, 2006

Guerra di comunicazione

Oggi aggirandomi per la rete nelle mie solite visitine, posta, browser games, siti amici e forum ho scoperto che è stato hackerato il forum di Cassinonline.

Vi propongo il messaggio che ha sostituito la riposante "pagina casa" azzurrognola dei nostri amici ciociari che si occupano del portale cassinate.

giovedì, marzo 09, 2006

Comunicare l'opera d'arte


L'intervento, a Bologna, di Tulliola Sparagni, della fondazione Mazzotta, ha creato un interessante dibattito, a dire il vero del tutto circoscritto, su come va comunicata un'opera d'arte.
Pare infatti che tutta una serie di accorgimenti standard, fondo bianco a determinate opere, luci da una determinata angolazione e quant'altro, vengano riconsiderate dagli espositori, per cambiare e migliorare il prestigiosissimo oggeto che mettono in mostra. Nella foto potete vedere il tanto criticato sfondo azzurro che alla fondazione Mazzotta hanno deciso di utilizzare dietro ad una delle opere di Kandisky.
Ma è giusto operare queste, seppur lievi, modifiche? Quanto l'intervento del gallerista influisce sull'opera d'arte, quanto ne stravolge i significati e, in definitiva, quanto riesce ad influenzarla?
Dobbiamo quindi reinterpretare il ruolo di espositore come di un creatore d'arte, un arricchitore oppure semplicemente limitarci a considerarlo un manovale di alto livello che imbandisce la tavola come un cameriere in un ristorante di lusso?
Ancora, le lezioni del professor Giglioli, sociologia dei processi culturali, stanno portando a galla realtà controverse. No, non parliamo di "a volte ritornano" di Stephen King, ma vogliamo individuare il dibattito scatenato da Massimo di Cesena sulla sanzione di opera d'arte attuata più dal contesto che dall'artista medesimo o dal pubblico. Tutto questo, come se non bastasse, va a scontrarsi anche con la teoria di Nanni che disitingue tra opera d'arte e opera di artigianato. Solo il battesimo dell'artista renderà, infatti, uno "scolapiatti" l'ultimo grido dell'arte contemporanea, come pure un "orinatoio" uno dei pezzi più pregiati del Moma.

mercoledì, marzo 01, 2006

La tecnica del racconto

Come si costruisce un racconto? Quali sono gli strumenti da utilizzare? Chi ha talento scrive di getto quello che gli passa per la testa o utilizza comunque delle astuzie da scrittore? Vi sono tratti comuni rintracciabili, a livello strutturale e stilistico?

Cominciamo con un esempio, sperando che vi siano commenti volti a rispondere a qualcuna delle domande appena proposte, in seguito cercheremo di sommare le vostre risposte alle mie e vedremo cosa ne viene fuori.


"Come ogni sera, tornando dal lavoro, il piccolo uomo butterato si fermò al circolo del gioco degli scacchi. Era un bel posto, pieno di calore, in cui egli riusciva a trovare una famiglia ormai lontana. Bussò copiosamente sulla porta di legno che lo avrebbe introdotto nello stanzino superaccessoriato che faceva da anticamera alla ben più ampia sala Preziosi. Un omaccione pelato venne ad aprirgli, lo scrutò con aria inquisitoria e poi, facendosi da parte, proferì un buonasera proforma. C’era abituato e tutto sommato non gli dispiaceva. Si levò le scarpe e i pedalini grigi, fece il pediluvio di rito ed entrò.
Quella sera il luogo era più affollato del solito, l’erbetta fresca del pavimento era un toccasana per i malumori accumulati durante il giorno e lo sforzo mentale in dirittura d’arrivo serviva solo a svuotare il cranio da tutto ciò che lo aveva assillato durante il giorno. Un profumo di viole avvolgeva i giocatori che già avevano preso posto su dei pouf rosa. Le scacchiere lievitavano tra ogni paio di contendenti, essendo null’altro che proiezioni olografiche.
Il Grande Maestro di stava cimentando in una videosimultanea con i cinesi mentre un gruppo di accoliti con le gambe incrociate lo guardava spremersi le meningi. La Prima Nazionale ingaggiava scontri veloci con chiunque si trovasse a passare dalle parti della sua postazione. Il Candidato analizzava con un gruppo di Seconde.
Diversamente dagli altri circoli della città in quello, che si riteneva uno dei più evoluti e civilizzati, non era fatto divieto di giocare in modalità Esp. Pertanto non erano rari i decessi. A volte il Grande Maestro si divertiva a uccidere qualche nuovo arrivato tanto per dare l’ennesima prova della sua grandezza, altre volte invece era qualche Prima che riusciva a fare breccia nell’organizzazione e a menare colpi a destra e a manca, in ogni caso ognuno aveva firmato una liberatoria in cui dichiarava esplicitamente di essere a conoscenza delle regole del circolo e di assolverlo da qualsiasi responsabilità in caso di morte per Esp.
I vertici organizzativi erano alquanto soddisfatti di questa situazione che garantiva un ricambio veloce di iscritti e faceva sì che la prestigiosa società scacchistica si potesse fregiare sempre dei migliori sulla piazza."

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